La prematura scomparsa di Alexander McQueen, avvenuta lo scorso febbraio, sembrava dover trascinare il marchio omonimo in un limbo.
Molti erano i dubbi su chi dovesse succedere all’eclettico stilista come direttore creativo del brand: se un già affermato designer come è già successo tanto volte, vedi Karl Lagerfield con Chanel o John Galliano con Dior per citare i due casi più famosi, o aspettare, puntare tutto sugli accessori e mettere le linee di vestiario in stallo, per un tempo indefinito, finchè non si decideva bene sul da farsi.
Fortunamente, la Gucci Group, che possiede il marchio McQueen, ha deciso di rischiare e puntare sulla continuità.
Continuità che prende il nome di Sarah Burton.
Ai più questo nome potrà non dire niente, ma per gli addetti ai lavori, la signorina è un volto ben noto.
Sarah Burton è stata il braccio destro di McQueen per ben 15 anni e dal 2000, capo ufficio stile delle collezioni femminili del marchio.
Diventando direttore creativo della casa di moda, ha avuto come primissimo e difficilissimo compito quello di terminare la Collezione Autunno/Inverno 2010, lasciata incompiuta dal maestro.
Poi quello di creare la Collezione Primavera/Estate 2011 di proprio pugno.
Situazione non proprio facile per la giovane designer, considerando non solo la grande personalità che andava a sostituire, quindi con la responsabilità di mantenerne intatta l’eredità, ma di dimostrare il proprio valore e guadagnarsi il proprio posto nell’Olimpo della moda, avendo tutti gli occhi puntati addosso.
Questo ci porta quindi al 5 ottobre scorso, al Palais de Tokyo, a Parigi, durante la settimana della moda della capitale francese.
Come ovvio la collezione della McQueen post McQueen, era l’evento più atteso dell’intera kermesse.
E la Burton, non ha tradito le aspettative.
Seppur proponendo un linea meno visionaria e drammatica, ma più leggera nei materiali e nelle forme, lo stile McQueen è stato rispettato e celebrato.
Con una collezione ispirata alla decadenza della natura, gli abiti della Burton, pur puntando al romanticismo, più che alla teatralità, sono stati comunque un tripudio di riferimenti verso lo stilista scomparso.
Basti pensare prima ai materiali di contorno usati: piume, farfalle in pelle dipinte a mano, pizzi, perline e bottoni, tutti chiaro omaggio al designer scozzese.
Per non parlare delle linee: ispirazioni storiche, dai colletti elisabettiani alle giacche di taglio militare di periodo napoleonico, spalle rialzate e vita strizzata, ormai entrati nell’immaginario collettivo,come marchi di fabbrica di McQueen.
La collezione si compone di tailleur pantalone con giacca smoking, mini abiti effetto tappezzeria con gonne di volute tridimensionali e sontuosi abiti arricchiti da cinture-corsetto in pelle.
La critica e il pubblico hanno amato molto la collezione, pur giudicandola meno spettacolare del passato, hanno comunque apprezzato il lavoro di continuità fatto dalla giovane stilista, che è riuscita ad esprimere se stessa, senza stravolgere lo stile di una griffe così tanto amata e riconoscibile.
Il prossimo passo però è quello più arduo, il futuro.
Continuare la strada percorsa da McQueen, matenere la sua eredità intatta, trasmettere il suo genio ai posteri, senza, però, perdere la propria identità.
Le potenzialità ci sono, quindi buona fortuna Ms Burton, che Alexander McQueen l’assista dall’alto.